Aquileia - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
I Pavimenti Musivi
 Ci sono i mosaici strappati dalle case più antiche portate alla luce dagli scavi (quelle del fondo Cossar vicino alla Basilica), quali il pavimento con il fiocco allacciato a tralci di vite e byronia, del I secolo a.C., l'asaroton da triclinio cioè pavimento non spazzato, sul quale erano raffigurati quindi resti di cibi - del I secolo a.C. Notiamo che nei banchetti venivano offerti agli ospiti di questa ricca famiglia pane, vino, verdura, carne, pesce, frutta esotica.
La Via Sacra
  Due colonne in blocchi di pietra - soli resti del palazzo patriarcale di Poppone segnano l'inizio di una strada fiancheggiata da cipressi che corre in parte sull'interramento del fiume Natissa, ora ridotto a ruscello.
  Lungo la via Sacra sono visibili vari resti romani: si tratta di materiale ricavato dalla demolizione di antichi edifici (elementi architettonici, lapidi, statue) e riutilizzato dagli abitanti nelle varie costruzioni difensive del porto. Tra i resti venuti alla luce, particolarmente bella la trabeazione marmorea di un portico degli inizi del II secolo d.C.
La Via Giulia Augusta
 Nella zona di scavo su via Giulia Augusta (cancello di fronte alla Basilica) sono visibili i resti di tre case risalenti all'età augustea, sorte a sud/ovest della cerchia repubblicana, tra il cardo massimo e l'anfiteatro (scarsi resti non visibili).
  Nella domus settentrionale, della quale è visibile un pavimento musivo bianco e nero a rombi inseriti in cornici, e in quella meridionale sono due oratori cristiani risalenti al IV secolo, provvisti di abside sul lato ovest (contrariamente all'usanza nelle aule cultuali pubbliche, dove l'entrata era situata a ovest e l'abside a est per rispettare la simbologia della luce, che veniva intesa come luce della rivelazione cristiana).
 L'oratorio della domus settentrionale è detto del Buon Pastore: il pavimento musivo policromo raffigura infatti il Buon Pastore circondato di animali di tutte le specie, agnelli, pesci, delfini, uccelli e due pavoni.
Il Sepolcreto
 Lungo la via XXIV Maggio di Aquileia, possiamo visitare l'unico sepolcreto aquileiese ritrovato, e farci un'idea delle usanze funerarie dei romani.
  Si trovava fuori dalle mura: le leggi romane vietavano infatti la sepoltura all'interno dei centri abitati. Esistevano quindi sicuramente altre necropoli lungo le arterie che uscivano dalla città, anche se sono state rinvenute solo lapidi, are ed epigrafi, ora esposte al Museo Archeologico.
  Gli scavi sinora eseguiti in questa zona hanno portato alla luce cinque recinti sepolcrali, appartenenti a diverse famiglie (i corredi funerari sono stati portati al Museo Archeologico); ognuno di essi è delimitato da muretti in laterizio sormontati da una copertura semicilindrica a protezione dalle intemperie
Il Grande Mausoleo
 All'angolo tra via Giulia Augusta e via XXIV Maggio si staglia, imponente (è alto 17 metri), il Grande Mausoleo.
  Il restauro del monumento funebre, curato da G. Brusin e V. Degrassi nel 1956 sulla base di frammenti ritrovati nel 1891 a Roncolon di Fiumicello (pochi chilometri da Aquileia, paese sito sull'antica via Gemina), è molto discusso.
  Il dado contenente la cella funeraria della famiglia - posto su gradini - è sormontato da un'edicola con cuspide decorata a squame.
  Su di essa, la pigna, simbolo funerario derivante dai culti misterici di Dioniso e Cibele, in cui significava fecondità.
  Nell'elegante edicola, una statua acefala raffigurante l'uomo che commissionò la tomba.
Il Foro e la Basilica Civile
 Il foro era il luogo più nobile della città romana, cuore della vita civile e religiosa: vi si svolgevano comizi elettorali, processi, cerimonie, vi erano esposti leggi e decreti ed era luogo d'incontro di imprenditori e mercanti.
  Databile al II - III secolo d.C. (il che fa presupporre l'esistenza di un precedente foro repubblicano, ubicato altrove), il foro di Aquileia era situato proprio al centro della città, all'incrocio fra cardo e decumano massimo.
  A pianta rettangolare (m 130 x 70) era lastricato in pietra carsica e circondato da una canaletta per lo scorrimento dell'acqua piovana.
  Tre gradini conducevano, sui lati, ad un imponente portico abbellito da colonne rudentate sormontate da capitelli di stile composito - decorati cioè da volute ioniche e foglie corinzie (alcune sono state ricostruite integrando le parti mancanti con materiale laterizio.
  Interessante notare che le colonne erano crollate tutte dalla stessa parte, probabilmente a causa di un terremoto).
  Il piano del porticato, sopraelevato rispetto al foro di m. 0,60, era pavimentato in marmo rosso di Verona. Sotto il portico trovavano collocazione le botteghe (tabernae).
  A sud, si affacciava sul foro la basilica civile (m. 76,80 x 29,40) - sede del tribunale, luogo di riunione degli organi di governo e punto d'incontro dei più importanti uomini d'affari - che dava, con l'altro lato lungo, sul decumano di Aratria Galla: di esso si può vedere un tratto di pavimentazione a basoli di trachite affacciandosi sul lato opposto di via Giulia Augusta.
La Basilica Patriarcale
 L'imponente esterno è romanico e gotico, specchio dei rimaneggiamenti che la Basilica subì nel corso dei secoli. Il muro in cotto è rinforzato in facciata da 4 contrafforti, e abbellito da una bifora risalente alla Basilica cromaziana. Sono visibili i segni dell'incendio avvenuto durante la distruzione di Attila.
&nsbp; Il fianco che dà su piazza Patriarcato fu in parte rifatto da Marquardo dopo il terremoto del 1348: si notino in basso le finestre romaniche, sopra quelle gotiche e la fuga di archetti goticheggianti tra queste ultime e il tetto. Sul lato nord si possono meglio notare le fasi architettoniche susseguitesi: le paraste minori segnano l'altezza dell'edificio paleocristiano; il tetto della nave minore - i contrafforti furono aggiunti nel Trecento - segna l'altezza della Basilica di Poppone e Massenzio; la nave maggiore è trecentesca.
&nsbp;L'interno è a croce latina (m 65x29), diviso in tre navate da colonne. Il presbiterio è sopraelevato e il soffitto, rinascimentale, a carena di nave rovesciata. Le venti colonne della navata centrale della Basilica hanno capitelli corinzi dell'epoca di Poppone (si noti come i capitelli abbiano altezza diversa, segno che furono adattati alle colonne). I pulvini, così come i capitelli dei pilastri all'incrocio con i braccidel transetto e gli archi a sesto acuto della navata, gotici, sono invece dell'epoca di Marquardo. Le tre pile per l'acqua santa sono state ricavate rispettivamente da un capitello corinzio di età imperiale, da un capitello popponiano, e da un capitello con foglie e figure del sec. XIV.
&nsbp; Ciò che colpisce immediatamente è l'enorme mosaico pavimentale, che, per la sua vastità (oltre 700 mq) e bellezza, si può senz'altro considerare il più importante d'Europa. Si tratta del pavimento dell'Aula teodoriana sud, sterrato nel 1909. Per portarlo alla luce furono fatti saltare i lastroni di pietra (si trovava circa un metro sotto il pavimento in pietra), ragion per cui le colonne rimasero scoperte fino allo strato fondazionale. (Nel presbiterio però si vede ancora il pavimento superiore in mattonelle bianche e rosse: le quattro colonne hanno quindi le fondazioni coperte).
&nsbp; Il mosaico è suddiviso in nove pannelli da fascioni d'acanto che partono da cespi centrali a ciascun lato. Su questi originariamente si innestavano tre coppie di colonne che sostenevano il soffitto piano. Il tema del mosaico è il trionfo della vita sulla morte. Sono immagini usuali degli inizi del IV sec., derivanti dal repertorio pastorale e marino ellenistico, dal simbolismo misterico e del culto di Mitra, dall'iconografia imperiale del trionfo e da quella cristiana delle catacombe.
Campanile
 Alto 73 metri, probabilmente fu fatto innalzare da Poppone. All'esterno si notano le aperture originarie: la porta, le feritoie e due bifore. All'interno, saliti i gradini, ci troviamo sul ballatoio dal quale sono visibili tratti del mosaico della Teodoriana nord, scoperti nel 1962 (dall'archeologa Luisa Bertacchi). Si tratta di un'intelaiatura geometrica con figure di animali disposti verso sud.
Chiesa dei Pagani
 La chiesa fu detta "dei pagani", sia perché in essa avveniva l'istruzione dei catecumeni, sia a seguito di un uso carolingio di interpretare i corpi occidentali delle chiese episcopali come "chiese dei gentili". Era utilizzata infatti per le rappresentazioni dei drammi liturgici, prima del S. Sepolcro. A sinistra dell'ingresso, una stele con tre busti di età tardo repubblicana e a destra due lastre dei conti Cassis Faraone. L'interno (uguale a quello del piano superiore, andato perduto) è costituito da due vani comunicanti, il primo a pianta quadrata con volta a calotta, il secondo a pianta allungata e volta a crociera. Sono visibili alle pareti brani di affreschi trecenteschi. Scesi alcuni gradini, vediamo dei pannelli con mosaici pavimentali.
Il Museo Archeologico
 Custodisce materiali provenienti dagli scavi della città, raccolti nel corso di più di un secolo. Particolarmente notevoli sono: una numerosa raccolta di ritratti romani di privati e di imperatori; statue funerarie ed onorarie; parti di monumenti sepolcrali con rappresentazioni che si riferiscono alla vita dei defunti: officina del fabbro, scena di torchiatura, strumenti da architetto, da macellaio ecc., sculture relative ai culti pagani praticati in Aquileia.
Il Museo Paleocristiano
 Nella frazione di Monastero, entro il fabbricato di una azienda agricola, è stato messo in luce il mosaico pavimentato di una grande basilica paleocristiana. Il museo attuale sorge infatti sul sito di una chiesa abbaziale che a sua volta sorgeva su una basilica paleocristiana (tardo IV secolo). La località di Monastero era ubicata fuori dalle mura imperiali del III secolo.
 Il toponimo probabilmente deriva dal Monastero benedettino di S. Maria, di cui ci parla un diploma dell'811, voluto dal patriarca Poppone (l'ideale monastico fiorì ad Aquileia sin dalla metà del IV secolo, grazie anche alla scuola di asceti di cui fecero parte Valeriano, Cromazio, Girolamo, Rufino). Esso fu soppresso da Giuseppe II nel 1782.
  Dopo la soppressione del monastero, la chiesa fu demolita, e l'edificio utilizzato a scopi agricoli e in seguito ampliato. Le pareti odierne corrispondono a quelle della basilica paleocristiana (conservate per un'altezza che varia da 1 a 3 metri) visitabile al piano terra.